Gianfranco Ferroni

Livorno, 1927 - Bergamo, 2001

Gianfranco Ferroni frequenta l’Accademia di Brera e nel tempo libero il bar Giamaica dove conosce il critico Passoni ed artisti come Dova, Crippa, Meloni e Morlotti. A partire dal 1956 si lega al gruppo “Realismo esistenziale”, con richiami alla filosofia di Jean-Paul Sartre. In questo frangente Gianfranco Ferroni avvia una ricerca incentrata sull’oggetto restituendo attraverso l’atto creativo la sua essenza. Nel 1959 partecipa alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Alessandria d’Egitto.
L'artista tende ad allontanare le precedenti vedute urbane per concentrarsi sugli interni. Tra le scene che dipinge c'è anche il suo atelier, affollato di barattoli e oggetti di vario genere immersi nella penombra. Il 1964 è l’anno delle grandi esposizioni, prima alla Biennale di Tokyo ed in seguito alla Quadriennale di Roma. Nel 1968 è presente alla Biennale di Venezia.
Gli anni Settanta per Gianfranco Ferroni sono anni in cui la su arte è aderente all’ideologia politica. Dal 1968 al 1972 l’autore si trasferisce a Viareggio focalizzando ancor di più la sua ricerca sull’interno fisico, psicologico, dello studio.
Nel 1975 si trasferisce a Milano dove si susseguono una serie di eventi espositivi nazionali e internazionali. Nel 1980 a Napoli inaugura la sua prima antologica che parte dai lavori eseguiti dal 1958. Contestualmente alle rassegne aderisce al movimento “Metacosa”, esponendo i primi lavori a Brescia nel 1979.
Negli anni Novanta gli oggetti dipinti da Gianfranco Ferroni sono costantemente protagonisti, fluttuando in un'aura di magia e di sospensione.