Hans Hartung

Lipsia, 1904 - Antibes, 1989

Hans Hartung studia filosofia e storia dell’arte all’Akademie der Bildenden Künste di Lipsia. Nel 1932 si trasferisce a Parigi dove incontra Alexander Calder, Kandinsky, Mirò e Mondrian, ed ha l'opportunità di esporre i suoi primi lavori al Salon des Indèpendants. Dopo la guerra, rimasto inattivo per sei anni, partecipa a varie mostre collettive presentando opere assai colorate costituite di strisce unite a elementi calligrafici sembianti piume o reticoli.
Negli anni Settanta Hans Hartung inserisce elementi tridimensionali sulle ampie campiture di colore. La sua poetica riassume la volontà di ricercare un segno capace di sintetizzare le idee di una vita travagliata.
L’autore lascia detto: “Scarabocchiare, grattare, agire sulla tela, dipingere infine, mi sembrano delle attività umane così immediate, spontanee e semplici come lo possono essere il canto, la danza o il gioco di un animale che corre, scalpita o si scrolla”. Un segno ricco di Pathos che narra il peso della realtà, unito allo sgomento acuto della speranza.
Nel 1947 organizza una personale presso la galerie Lydia Conti di Parigi. Tra il 1955 e il 1964 partecipa più volte a Documenta di Kassel. Riceve il Guggnheim International Prize nel 1956 e il Gran Premio per la pittura alla Biennale di Venezia nel 1960.