Sergio Vacchi

Castenaso, 1925 - Siena, 2016

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Sergio Vacchi, dopo aver abbandonato gli studi di Giurisprudenza, nel 1946 affitta un piccolo studio seguendo la cifra pittorica di Giorgio Morandi. Nel 1951 tiene la sua prima personale presso la galleria Il Milione di Milano. In questo frangente Sergio Vacchi è attratto dal post-cubismo e dalla pittura di Van Gogh, ma nel 1952 abbandona le suggestioni picassiane abbracciando i volumi di Cèzanne e rivolgendosi alla natura. Più avanti la sua ricerca tocca l’informale restituendo una cifra più agitata dominata dal segno.
Nel 1958 è presente alla Biennale di Venezia e varca i confini nazionali partecipando all’esposizione presso la Contemporary Gallery di New York, attraverso la quale viene conosciuto a livello internazionale. Sul finire degli anni Cinquanta si trasferisce a Roma, dove conosce Ennio Calabria, Renato Guttuso, Goffredo Parise e Marina Malfatti.
La pittura di Sergio Vacchi, sorprendente e surreale, indaga le sorti future dell’umanità in rapporto all’ambiente: visioni desolate (quasi distopiche) e cariche d’ironia, vengono riempite di simboli tutti da interpretare. Negli anni Sessanta dipinge "Il Concilio" e "La morte di Federico II". In seguito compie un ciclo pittorico denominato "Piscine lustrali" denso di contenuti sensuali ed erotici, in cui compaiono regolarmente tre-colonne (falliche) attorniate da un’atmosfera cupa e poco promettente.
Sul finire degli anni Ottanta realizza una serie di ritratti astratti principalmente rivolti agli autori come Samuel Beckett, Franz Kafka, Francis Bacon e molti altri. Nel 1990 viene presentata una grande antologica e nel 1996 la galleria Spazio Italia di New York gli organizza una personale presentata da Barbara Rose. A seguito di molte rassegne espositive nazionali e internazionali, nel 1997 sorge la Fondazione Sergio Vacchi.