Remo Bianco

Milano, 1922 - 1988

Remo Bianco frequenta i corsi serali all’Accademia di Belle Arti di Brera dove conosce Filippo De Pisis. In questo frangente la sua pittura è molto espressionista e dominata da linee scure. A partire dagli anni Cinquanta le linee scure si assottigliano e la superficie pittorica si fa più chiara, materica e informe come l’opera "Testa" (1952).
In seguito l’autore crea un composto di colori cristallini usando colle, vetro e paste iridescenti. Remo Bianco si avvicina, dunque, allo Spazialismo per mezzo delle teorie dadaiste attraverso le quali realizza una sorta di scrittura cromatica. A questo punto si libera totalmente della forma razionale.
Nel 1952, alla galleria del Cavallino, tiene la sua prima personale curata da Cardazzo, seguita da altre presso la galleria del Naviglio di Milano. A questo punto l’autore accetta del tutto le teorie dello Spazialismo di Fontana creando composizioni geometriche attraverso l’uso della plastica e del vetro, denominate dall’artista 3D.
A seguito di una borsa di studio si reca negli Stati Uniti dove ha l’occasione di conoscere Pollock, da cui apprende il “dripping” che in seguito utilizza per realizzare i Collage, quadrati disposti a scacchiera entro cui sviluppa I Tableaux Dorès ampliando il numero di formelle geometriche che divengono più colorate e dinamiche.
Dopo il successo ottenuto dai Tableaux Dorès, negli anni Settanta Remo Bianco sperimenta altri materiali sui quali spruzza neve artificiale realizzando oggetti chiusi in teche.