Pier Paolo Calzolari

Bologna, 1943

Pier Paolo Calzolari studia a Bologna, città nella quale realizza la sua prima personale nel 1965 presso la Sala Studio Bentivoglio. A seguito della mostra decide di abbandonare la pittura e nel 1967, sempre allo Studio Bentivoglio, presenta la performance "Il filtro" e "Benvenuto angelo". Germano Celant, in occasione della mostra, lo definisce un’artista appartenente all’Arte Povera.
In questo frangente Pier Paolo Calzolari usa diversi materiali tra cui sale, ghiaccio, piombo fuso, margarina, scritte al neon, materiali organici e naturali, prediligendo le relazioni che implicano la trasformazione dei materiali stessi. La pratica artistica dell’autore restituisce una narrazione della realtà che passa attraverso gli elementi più discordanti che generano la potenza espressiva della materia. L’impianto complessivo della sua opera parte da un linguaggio pittorico che viene in seguito trasposto realizzando installazioni che abitano lo spazio.
È presente alla Biennale di Venezia del 1978, 1980, 1990 e nel 1992 partecipa a Documenta IX a Kassel. Molto conosciute sono le opere in cui Pier Paolo Calzolari usa motori refrigeranti che gelano le superfici sulle quali risiedono i materiali più diversi. Queste opere sono chiamate dall’artista "Tele brinate", dove la brina viene considerata “essenza pura”.
A seguito di numerose mostre nazionali e internazionali, le sue opere sono custodite presso i Musei più rinomati d’Italia come il Museo d'Arte Contemporanea del castello di Rivoli ed il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.