Mario Merz

Milano, 1925 - Torino, 2003

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Mario Merz, incoraggiato dal critico Luciano Pistoi, si avvicina alla pittura a olio di timbro astratto-espressionista, approdando in seguito all’informale con una mostra allestita alla galleria Bussola di Torino nel 1954.
Negli anni Sessanta Mario Merz abbandona la pittura per sperimentare nuovi linguaggi e materiali come il ferro, tubi al neon, cera e pietra, con i quali realizza i primi assemblaggi. Partecipante al movimento artistico dell’arte povera, partecipa alla collettiva organizzata da Germano Celant presso la galleria La Bertesca di Genova (1967). In pieno rinnovamento politico e sociale sulle installazioni proposte da Mario Merz compaiono scritte al neon indicanti la protesta del movimento studentesco.
Nel 1968 l’autore compie un ciclo di strutture come gli Igloo che divengono conosciute in tutto il mondo. A partire dagli anni Settanta nelle sue opere inserisce la successione di Fibonacci: emblema dell’energia che alberga nella materia, con cifre realizzate al neon.