Massimo Campigli

Berlino, 1895 - Saint-Tropez, 1971

Massimo Campigli nel 1914 lavora presso il Corriere della Sera come segretario di Renato Simone. In questo periodo conosce la corrente futurista milanese e i suoi rappresentanti. Nel 1919, per conto del Corriere della Sera, viene inviato a Parigi dove si avvicina alla pittura e nel 1921 partecipa al Salon d’Automne presentando il dipinto "L’Arrotino". In questa circostanza si avvicina al mercante d’arte Lèonce Resemberg che acquista diverse sue opere.
Nel 1923 organizza la sua prima personale a Roma presso la Casa d’aste Bragaglia. Nel 1925 è nuovamente presente al Salon d’Automne mentre l’anno successivo espone a Milano alla Prima mostra del Novecento. Nell’estate del 1928 compie un viaggio a Roma visitando il Museo Nazionale etrusco, rimanendo folgorato dall’arte etrusca. Da questo momento la sua pittura si avvicina alla tecnica dell’affresco, utilizzando pochi colori inserendo i soggetti pittorici in figure geometriche.
Nel 1928 viene invitato alla Biennale di Venezia, partecipando l’anno successivo a una mostra a Parigi presso la Galerie Jeanne Boucher. Firmatario del Manifesto della pittura murale di Sironi, assieme a Funi, Severini e De Chirico, decora il salone delle cerimonie alla Triennale di Milano.
La pittura di Massimo Campigli, ossessionata dal simulacro femminile, mette in luce con i suoi attributi un sogno amoroso in cui l’uomo è di troppo. A seguito di numerosi riconoscimenti artistici, si trasferisce a Parigi nel 1949 facendo della Galerie de France la base espositiva dei suoi lavori. Nello stesso anno espone a New York presso il Moma.