Getulio Alviani

Udine, 1939 - Milano, 2018

Getulio Alviani frequenta l’atelier dello scultore Max Piccini. A partire dagli anni Cinquanta realizza la prime Linee Luce: superfici metalliche levigate che vengono rimodulate e che diverranno Superfici a testura vibratile. Le opere possono essere moltiplicabili, riproducibili in serie, perché sono il risultato di una precisa programmazione dell’autore. Questa testura sul metallo fa assorbire e rimandare la luce ed il termine “vibratile”, aiutato anche dal colore bianco-argenteo del materiale, fa riferimento a complessi giochi di luce che fanno mutare continuamente la forma.
La cifra stilistica di Getulio Alviani parte dall’uso di materiali come l’alluminio e l’acciaio, che vengono rimodulati mediante un processo di fresatura che conferisce diversi toni cromatici ai materiali. A seguire, per raggiungere una forte luminosità, lavora manualmente le superfici con un tornio meccanico. Grazie a questo strumento si ottiene una lucidatura, creando moduli che mutano in base alla posizione dell’osservatore ed in base all’incidenza della luce esterna o artificiale.
A seguito di numerose mostre nazionali e internazionali, seguite da numerosi riconoscimenti, le opere di Getulio Alviani sono esposte nelle maggiori gallerie d’Arte Moderna del mondo.