Arturo Vermi

Bergamo, 1928 - Paderno d'Adda, 1988

Arturo Vermi da giovane si trasferisce a Milano per lavorare alla Pirelli. Entra a far parte del Centro Culturale Pirelli e nel 1956 ottiene la sua prima personale nel Parco Reale di Monza. In questa prima occasione Arturo Vermi presenta opere figurative dall’accento espressionistico (dipinte da autodidatta) che presentano toni scuri e forti. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi mutando così la sua cifra stilistica la quale si orienta verso forme più oggettive, in sintonia al contesto internazionale.
Nei primi anni sessanta dipinge "La lavagna" e "Le Lapidi" in cui si assiste a una forte riduzione della forma oggettiva producendo una serie di linee fitte e regolari. Questa variazione stilistica sarà la cifra distintiva di tutto il suo operato artistico. Nel 1962 assieme agli artisti Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e il critico Alberto Lucia, fonda il “Gruppo del Cenabio” (sodalizio autogestito per essere fuori dalla dittatura dei mercanti) teso a ritrovare i codici di scultura e pittura. Nel 1967 frequenta Lucio Fontana e inizia ad approfondire il concetto di “spazio”, gettando le basi per tutti i suoi lavori futuri.
Durante il 1971 Arturo Vermi è pervaso da una calma e silenzio vivificanti che gli permettono di creare alcune tele chiamat: "Paesaggi", "Marine" e "Presenze". Da qui inizia una vera e propria spogliazione dello spazio: piccoli e sottili segni, linee orizzontali, quadrati distribuiti sulla parte inferiore del foglio bianco, che lui appunto nomina Paesaggi. Il segno secondo Vermi di per sé scandisce lo spazio (analogamente al concetto spazialista coniato da Fontana), donando a esso un ritmo e tempo infinito.