Oscar Ghiglia

Livorno, 1876 - Firenze, 1945

Oscar Ghiglia si iscrive alla Scuola Libera del Nudo dietro esortazione di Giovanni Fattori. Esordisce nel 1901 all’Esposizione Internazionale di Venezia presentando un Autoritratto, confermando la sua presenza alla rassegna nel 1903 ed attraendo l’occhio della critica con l’inquietante Ritratto.
Entrato nell’ambiente culturale di Firenze, Oscar Ghiglia approfondisce i temi simbolisti di Von Stuck e di Bocklin. Da questo momento la sua cifra stilistica restituisce ritratti dai colori molto accesi che ottiene mescolando la pittura impressionista di Cèzanne alla macchia toscana. Le opere "Donna che scrive" (1908) e "Camicia bianca" (1909) attestano il sodalizio fra la pittura impressionista e la macchia fiorentina.
In seguito Oscar Ghiglia si rivolge alla natura morta ed agli interni, sperimentando il colore smaltato attraverso il quale raggiunge una suggestione senza precedenti, visibile nell’opera "Natura morta con violino brocca e frutta" del 1915. Nel 1920 partecipa alla collettiva “Arte italiana Contemporanea” presso la galleria Pesaro di Milano, mentre nel 1926 espone alla Prima Mostra del Novecento italiano. Da questo momento si allontana dai canali espositivi, pur mantenendo buoni rapporti con la critica.