Claudio Costa

Tirana, 1942 - Genova, 1995

Claudio Costa studia architettura presso il Politecnico di Milano. Grazie ad una borsa di studio, nel 1964, si reca a Parigi e conosce Marcel Duschamp. La sua prima personale, “La vela e l’Altro”, avviene nel 1969 presso la Galleria Bertesca di Genova.
La poetica di Claudio Costa scandaglia le culture primitive tramite segni che rievocano i simboli perduti. Nel 1970 si orienta verso la paleontologia, attraverso cui l’autore conosce l’origine dell’uomo. L’attento studio sulle origini segniche dell’uomo lo portano a realizzare due mostre personali: “Craneologia e altre situazioni” alla Modern Art Agency di Lucio Amelio a Napoli ed “Evolution – Involution” alla Produzentengalerie di Dieter Hacker a Berlino. In seguito pubblica il libro "Evoluzione – Involuzione", con il quale l’autore compendia la ricerca antropologica.
Il 1974 tiene una mostra personale alla Neue Galerie a cura di Wolfgang Beker e Astrid Brok. 
Grazie all’incontro con l’esploratore-antropologo Thor Heyerdahl, ed a una fitta corrispondenza con il Museo di Wellington, realizza un ciclo di opere ispirate ai Maori della Nuova Zelamda. Alla Galerie Klang di Colonia espone “Gli occhi dei Maori riflettono i colori latenti della foresta”.
Nel corso degli anni Ottanta, dopo una parentesi strutturalista, Claudio Costa torna alla pittura rimarcando il primitivismo e lo sciamanesimo. L’autore, dunque, riscopre il mito, il simbolico ed il sé.
In questi anni l’arte di Claudio Costa prende spunto dall’ex ospedale psichiatrico di Quarto dei Mille dove, in collaborazione con lo psichiatra Antonio Slavich, organizza un laboratorio di arte terapia. Questo passaggio contrassegna la ricerca dell’autore basata sulla “non normalità” che lo porta nel 1988 a fondare l’Istituto per le Materie e Forme Inconsapevoli che diverrà il Museo Attivo delle Forme Inconsapevoli.